Ho pianto e mentito: il racconto di Paola volontaria dell’anpas

Ho pianto e mentito: il racconto di Paola volontaria dell’anpas

Paola a fianco dell’ambulanza su cui presta servizio come volontaria quando non è in ospedale

Paola a fianco dell'ambulanza su cui presta servizio come volontaria quando non è in ospedale

Paola Merici, 38 anni, una dei 100mila volontari dell’Associazione nazionale pubbliche assistenze (Anpas) che stanno prestando la loro opera nell’emergenza Coronavirus. Lei è impegnata nell’ospedale di Piario, in provincia di Bergamo

“Come si torna alla normalità?

Non lo sappiamo. Non sappiamo neanche cosa sarà normale dopo.

Cosa sarà di questo reparto, di questo ospedale, di questa vita.

Ci rimangono le cicatrici, da metabolizzare, da far guarire perché non tornino ad aprirsi.

Scrivo questo post dopo una mattina passata a sanificare con il cloro il reparto dove abbiamo visto morire tante persone.

Pastiglie di cloro concentrato, a manciate, barattoli interi su materassi, cuscini, carrelli, tavoli e comodini”.

“L’odore deve essere acre, ma non lo sento, sono alla sesta settimana di anosmia, vorrei che mi bruciasse il naso per la puzza di cloro e non sento niente.

Sento ancora le voci invece, di chi mi chiede aria, ossigeno, giro i materassi per pulire tutti i lati e sento la voce di chi su quel materasso mi diceva ‘sto morendo, non respiro, aiutatemi’.

Ci vedo i corpi freddi di chi è morto lontano da casa, dai propri affetti, vedo gli occhi che ho chiuso con le mani infilate in due paia di guanti,  il segno della croce che ho fatto su quelle fronti.

Proprio io, miscredente lontana dal praticare il buon cattolicesimo, vicina a chi avrebbe voluto un prete a dargli la benedizione e invece”.

“Smonto i tubi dell’ossigeno, sento il rumore dei caschi e delle mascherine, il frastuono dei saturimetri che gridano un allarme che per troppi giorni è stato lo standard.

"CONTINUA a leggere la SECONDA pagina dopo l'annuncio" ⬇️

error: Sito protetto